Cassandra

Vittorio Gnecchi
01.11.2011 | Teatro Massimo Bellini Catania

DIRIGENT: Donato Renzetti
REGIE: Gabriele Rech
C.-R.: Benedikt Bormann
S.: Guiseppe Di Iorio
KOSTÜM: Sandra Meurer
PROLOGO: Nicola De Michele
AGAMENNONE: John Treleaven / Roman Sadnik
CLITENNESTRA: Giovanna Casolla / Alessandra Rezza
CASSANDRA: Mariana Pentcheva / Anna Maria Chiuri
EGISTO: Carmelo Caruso / Piero Terranova

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Presse

Una cassandra italiana in salsa tedesca 11.01.2011 – giornaledellamusica.it
Il turgore orchestrale e gli iati armonici del gesto musicale d’esordio della Cassandra di Gnecchi promettono più di quanto mantenga poi questo raro ma pur interessante titolo; interessante come documento di una ricezione wagneriana in Italia, che fa pensare a Richard Strauss tanto da aver generato (complice la medesima sostanza narrativa con l’Elektra straussiana, tuttavia posteriore!) affinità motiviche. Resta il fatto che il pensiero di Gnecchi è melodico, come nella tradizione dell’opera italiana, e non tematico; che i bagliori pre-espressionisti di Strauss non trovano cittadinanza in una drammaturgia tutta dentro i clichet decadenti (sfiancanti nel libretto, e poco efficaci nella magniloquenza della prima parte, mentre caratterizzano con la consueta, ambigua sensualità, ma anche con una inedita sentimentale amorevolezza, il personaggio di Cassandra).

Il dispiegamento melodico proteso, pur se non lacerante, impone in quest’opera un cast all’altezza, e tale si è dimostrato soprattutto nei due ruoli principali femminili, sostenuti in modo straordinario da Mariana Pentcheva e Giovanna Casolla; ben scolpito l’Egisto di Carmelo Corrado Caruso, mentre l’impervia parte di Agamennone ha alla lunga affaticato il pur bravo John Treleaven; molto positiva anche la prova dei comprimari Nicola Di Michele e Piera Bivona. Ottimo il lavoro di Donato Renzetti sul suono di Orchestra e Coro del Teatro Bellini, riusciti in una prova assai convincente: un suono preciso ma sempre morbido e fluido necessario a non forzare le tinte della partitura. La regia di Gabriele Rech riprendeva con intelligenti misura e linearità alcune soluzioni spaziali dell’Elektra allestita un anno fa, senza ribaltare la posizione dell’orchestra; peccato che alcuni evidenti disguidi abbiano pregiudicato l’acme finale.

Alessandro Mastropietro

Una rarità: Cassandra di Vittorio Gnecchi inaugura la stagione lirica 2011 del Bellini 13.01.2011 – bellininews
Prima assoluta martedì 11 gennaio 2011 al Teatro Massimo Bellini di Catania della Cassandra, testo di Luigi Illica per la musica di Vittorio Gnecchi, opera che fin dal suo apparire ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro alla moderna storiografia e filologia musicale, per tutta le serie di beghe, litigi, pettegolezzi scatenati e sfociati in una vera e propria querelle che ha attraversato tutto il ventesimo secolo.

Nato a Milano il 17 luglio del 1876, Vittorio Gnecchi aveva studiato al Conservatorio “G. Verdi” di Milano con M. Saladino, G. Coronaro, T. Serafin e C. Gatti, ed appena ventenne, nel 1896, aveva fatto rappresentare nella sua villa di Verderio vicino Como l’azione pastorale Virtù d’amore su libretto di M. Rossi Borzotti. Il 5 dicembre del 1905 ebbe luogo, con un certo successo di pubblico, la prima rappresentazione a Bologna della Cassandra, diretta da Arturo Toscanini. L’opera venne riproposta a Ferrara qualche anno dopo, quasi in concomitanza con Elektra di Richard Strauss su libretto di Hugo von Hofmansthal, messa in scena a Dresda il 25 gennaio 1909 e diretta da Ernst von Schuch.

Nell’aprile del 1909 sulle pagine della «Rivista Musicale Italiana» il critico Giovanni Tebaldini pubblica un saggio con una serie di tavole sinottiche che tendono a mettere in risalto le stupefacenti analogie ritmiche, armoniche e melodiche fra Cassandra ed Elektra. Poco dopo molti giornali uscirono con il titolo: «Richard Strauss plagiario?». Naturalmente la questione andò oltre la filologia musicale per trasformarsi in gossip di bassa lega che travolse senza pietà il giovane compositore meneghino. Possibile che un grande compositore come Strauss, già all’epoca accreditato e affermato come celebrato artista, avesse «copiato» da un debuttante? Così, molti teatri cominciarono ad annullare ogni progetto sulla Cassandra, in particolare la Scala di Milano il cui direttore artistico Vittorio Mingardi, pur giudicandola altamente valida, la respinse con tale motivazione: «Siamo in tanto buoni rapporti con Strauss di cui abbiamo or ora rappresentata l’Elettra, che sembrerebbe uno sgarbo a lui l’annunciare per l’anno venturo Cassandra».

Di fatto l’opera (della quale a suo tempo l’autore aveva inviato la partitura a Strauss) scomparve dalle programmazioni ed il povero Gnecchi scontò per tutta la vita il suo inconsapevole ed involontario peccato di lesa maestà. Ebbe a scrivere egli stesso con grande cruccio ed amarezza: «Per la musica, l’esecuzione è la vita. Un’opera non ha il respiro perenne di un quadro: nascosta essa è polvere». Moltissimi eminenti critici europei negarono recisamente che il compositore tedesco, componendo l’Elektra, si fosse ispirato alla Cassandra del musicista italiano, in quanto le analogie ravvisabili fra i due lavori erano da attribuire senza dubbio a coincidenze puramente casuali. Vittorio Gnecchi compose anche La Rosiera in collaborazione con C. Zangarini (rappresentata a Gera nel 1927); il balletto Atalanta (rappresentato a Milano nel 1929); il Poema Eroico per orchestra (1932); l’oratorio Giuditta su libretto di Illica (rappresentato a Salisburgo nel 1953). Morì dimenticato a Milano il 5 febbraio del 1954.

È stato l’intelligente e insigne musicologo Quirino Principe, con un accurato saggio redatto nel 1990 sulle pagine della “Rivista Illustrata del Museo Teatrale alla Scala” il primo, in tempi moderni, a relazionare ampiamente su una vicenda di presunto plagio che aveva come protagonisti ed al contempo antagonisti un compositore italiano ed uno tedesco.

Della Cassandra di Gnecchi è stata realizzata, fino ad oggi, un’unica incisione realizzata dal vivo il 13 luglio del 2000 dall’Orchestre National de Montpellier Languedoc-Roussillon diretta da Enrique Diemecke con protagonisti Denia Mazzola Gavazzeni (Clitennestra), Tea Demurishvili (Cassandra), Alberto Cupido (Agamennone), Arnold Kocharyan (Egisto), Nikola Mijailovic (il Prologo) e curata dalla casa discografica Agorà Music. Va anche ricordato, per chi volesse approfondire la curiosa vicenda del presunto plagio o delle casuali coincidenze musicali, l’interessante e circostanziato volume di Marco Iannelli «Il caso Cassandra» pubblicato dalla casa editrice Bietti nel 2004 e ristampato recentemente.

L’edizione del dramma musicale (prima esecuzione integrale in tempi moderni) realizzata dal Teatro Bellini di Catania ha riscosso alla prima un consenso di pubblico molto caloroso, unanime e davvero lusinghiero. La magistrale regia di Gabriele Rech ha colto l’imponente forza tragica della partitura ed ha fatto sì che essa si trasfondesse in tutta la sua prestanza, veemenza e possanza, all’aspetto emotivo e visivo, permeandolo dall’inizio alla fine. Davvero suggestive e seducenti le scene e le luci di Giuseppe di Iorio che facevano da ieratica cornice ai costumi eleganti e raffinati disegnati dalla estrosa Sandra Meurer.

L’impeccabile orchestra del nostro teatro, diretta con mano precisa e sicura dal maestro Donato Renzetti, ha messo in campo una robusta e gagliarda vitalità sonora, atta a incidere e scolpire fonicamente l’azione enucleantesi dal palcoscenico. Di ottimo livello la prova offerta dal coro del nostro teatro diretto da Tiziana Carlini e dal coro di voci bianche “Gaudeamus Igitur”guidato da Elisa Poidomani.

Il cast vocale è stato all’altezza di un‘ ardua tessitura che richiede veramente sforzi e sacrifici immani, sia per le sue spinte verso le zone acute, sia per la tipologia di intervalli impervi che devono di continuo essere affrontati e superati. Giovanna Casolla (Clitennestra) ha saputo cogliere tutto l’astio e l’odio represso del suo personaggio, riversandolo e rovesciandolo sulla scena come un fiume di lava incandescente. John Treleaven (Agamennone) è stato un vero monarca in senso scenico, gestuale e soprattutto sonoro. Carmelo Corrado Caruso (Egisto) ha eviscerato una voce densa, molto timbrata e bronzea, in perfetto ruolo con il proprio bieco personaggio. Maria Pentcheva (Cassandra) ha saputo compenetrarsi con viva partecipazione all’interno della personalità e della psicologia della mitica veggente teucra. Alla serata erano anche presenti i discendenti di Vittorio Gnecchi, Nikolaos Velissiotis, presidente dell‘ „Associazione Vittorio Gnecchi Ruscone“, la ballerina Carla Fracci, il musicologo Gioacchino Lanza Tomasi, il sindaco di Catania Raffaele Stancanelli e varie altre personalità del mondo politico, artistico e culturale italiano.

Giovanni Pasqualino

Catania, Teatro Massimo Bellini:”Cassandra” di Vittorio Gnecchi, gemma ritornata a splendere 17.01.2011 – GBOPERA
Autentica gemma del teatro musicale italiano, la Cassandra di Vittorio Gnecchi è finalmente tornata a splendere, dopo un secolo circa di ostracismo, nella meravigliosa cornice del Teatro Massimo Bellini di Catania che ha deciso di aprire la stagione lirica 2011 proprio con questa scelta coraggiosa e innovativa. Ripulita, parafrasando un verso del libretto di Luigi Illica, dalla polvere del misterioso oblio che in questi anni ingiustamente l’aveva ricoperta, la Cassandra, allestita con due cast differenti, nel teatro del capoluogo etneo per la prima volta in forma integrale in tempi moderni, ha ottenuto il consenso unanime del pubblico che ha salutato questa sua rinascita a nuova vita con intensi e prolungati applausi non solo alla prima, ma anche durante le repliche.

Senza voler ricostruire in questa sede tutti i passaggi di quello che fu definito il Caso Cassandra, dopo aver ascoltato l’opera, sembra del tutto inspiegabile il fatto che essa non sia entrata di diritto nel repertorio lirico tanto più se si considera il successo della prima rappresentazione al Teatro Comunale di Bologna il 5 dicembre 1905 sotto la direzione di Arturo Toscanini. Il grande direttore d’orchestra, che aveva capito il valore della partitura, si impegnò, infatti, con Gnecchi a metterla in scena, con queste parole ricordate nelle sue memorie dallo stesso compositore: “Caro Maestro; se lei affida a me il suo lavoro, io voglio avere mano libera per scegliere l’ambiente dove questa musica, che è forse eccessivamente moderna per il pubblico di oggi, possa essere meglio intesa. Non tutti i nostri pubblici sono preparati ad uscire da quel cerchio delle loro consuetudini artistiche: Bologna potrebbe dare il battesimo alla sua Cassandra” (Il testo è pubblicato in Marco Iannelli, Il Caso Cassandra, Bietti Media, 2007).

Il pubblico bolognese accolse favorevolmente l’opera che in seguito calcò le scene di altri importanti teatri, come quello della Volksoper di Vienna, dove fu rappresentata il 29 marzo 1911 sotto la direzione di Willem Mengelberg, quello del Teatro Dal Verme di Milano il 16 novembre 1913, e quello del Teatro dell’Opera di Filadelfia dove alla fine dello stesso anno fu diretta da Cleofonte Campanini. Nel frattempo nel mondo musicale si era verificato un avvenimento che avrebbe determinato l’oblio in cui l’opera è caduta fino ad oggi. Il 25 gennaio 1909 andava in scena, sotto la direzione di Ernst von Schuch, all’Opera di Dresda l’Elektra di Richard Strauss. Subito furono rilevate le evidenti somiglianze tra le due partiture e Gnecchi fu accusato inspiegabilmente e ingiustamente di plagio. È questa un’accusa assurda, dal momento che la Cassandra di Gnecchi era stata rappresentata quattro anni prima dell’Elektra senza contare che Strauss aveva avuto la partitura in visione proprio dal compositore italiano il 22 dicembre del 1906 mentre si trovava a Torino per dirigere la sua Salome. Anche a causa di queste polemiche, alle quali Gnecchi, da vero gentiluomo quale fu, non partecipò mai, l’opera fu avvolta dall’oblio, al quale cercò di sottrarla una rappresentazione il 21 marzo 1942 all’Opera di Roma sotto la direzione di Oliviero De Fabritiis. In Italia l’opera fu dimenticata, come del resto il suo autore, mentre a Lubecca fu rappresentata nel 1975, sotto la direzione di Matthias Kuntszch, ottenendo un enorme successo.

A distanza di tanti anni, grazie anche a questa splendida ripresa al Teatro Massimo Bellini di Catania, è possibile giudicare l’opera con una certa serenità senza entrare nel merito delle vere o presunte analogie con l’Elektra. Cassandra è un’opera veramente bella e coinvolgente, la cui musica rende vivi i turbamenti e le passioni che agitano i personaggi in una tensione crescente il cui hapax è raggiunto quando l’eponima protagonista, quasi in delirio, predice la prossima morte di Agamennone. Raffinatissima è la scrittura orchestrale nella quale assoluto protagonista è il contrappunto con i temi che, intrecciandosi e sovrapponendosi, trovano una perfetta sintesi tra di loro e con le parti vocali. Proprio il trattamento dell’orchestra che, come avviene spesso nelle opere tedesche, partecipa all’azione quasi come un altro personaggio, ha fatto ritenere quest’opera più tedesca che italiana ma il melos, che si libra nelle appassionate dichiarazioni d’amore di Clitemnestra a Egisto, è totalmente italiano. Gnecchi ha riservato un trattamento molto raffinato al coro la cui costante presenza si ricollega alla funzione basilare da esso svolta nella tragedia greca.

A tale proposito è significativo il Prologo, nel quale il personaggio del Prologo instaura un dialogo con il coro, costituito dalle Eumenidi, come in un ditirambo dialogico che, secondo Aristotele, è all’origine della tragedia classica. Questo aspetto, nella messa in scena catanese, è stato magistralmente evidenziato dalle scelte di regia di Gabriele Rech che ha deciso di collocare il coro su un diverso livello proprio per marcare il suo carattere fondamentalmente greco. Molto interessante è la dilatazione dello spazio scenico posta in atto dalla regista tedesca con i personaggi che cantano anche in platea: il Prologo; Oreste, che, quasi già investito dal fato della vendetta, nel finale fugge dall’orrore del duplice omicidio perpetrato sulla scena, e Cassandra che, nel momento della profezia, è in platea alla ricerca di se stessa e della verità nel futuro. Questa scelta di regia sembra rappresentare perfettamente il decentramento dell’io di cui è vittima Cassandra la quale, soltanto quando ha chiaro il destino che attende Agamennone, si lancia verso il palcoscenico per evitare il precipitare degli eventi, ma è bloccata dal Prologo che, da strumento del fato, vuole che il destino previsto dalla sfortunata profetessa si compia.

Ben definite appaiono dunque nelle scelte di Gabriele Rech le funzioni del coro e dei personaggi, soli quest’ultimi con i loro drammi esistenziali e psicologici e tutti vittime di un fato crudele che ha stabilito, scrivendole nel cielo, le loro sorti. La loro solitudine tragica è stata perfettamente rappresentata dai cantanti di entrambi i cast, dei quali il primo è stato diretto dall’esperta bacchetta di Donato Renzetti, il quale, da grandissimo concertatore qual è, ha evidenziato con precisione e attenzione i dettagli e le finezze di una partitura complessa, mentre il secondo ha visto sul podio un altrettanto bravo e perfettamente a suo agio Antonino Manuli, estremamente preciso e attento alle sfumature di quest’opera difficile e affascinante.

Dominatrice della sua parte vocale, Giovanna Casolla è stata una Clitemnestra di altissimo profilo, appassionata nel cantare il suo amore e superba nell’evidenziare le sfumature della partitura. Altrettanto brava e padrona della scena è stata Alessandra Rezza nel rappresentare gli intimi moti del cuore della sua Clitemnestra. Molto brave, appassionate e tragiche nella rappresentazione della solitudine del loro personaggio sono state le due Cassandre Mariana Pentcheva e Anna Maria Chiuri che hanno modulato le loro splendide voci in modo tale da stabilire una forte empatia con il pubblico. Più defilati nella partitura, i ruoli maschili sono stati magistralmente interpretati da Corrado Carmelo Caruso e Piero Terranova, che hanno dato vita ad un Egisto, pienamente cosciente del destino di cui è vittima e artefice. Attenti alle sfumature della partitura sono stati, infine, nella parte di Agamennone, John Treleaven e Roman Sadnik. Una menzione va fatta, infine, per il coro che, autentico protagonista in questa partitura e ben istruito da Tiziana Carlini, ha contribuito al successo dell’opera nella speranza che questa ripresa al Teatro Massimo Bellini di Catania possa costituire per essa una vera rinascita che le consenta di trovare un meritato stabile posto nel repertorio.